Emilia-Romagna, Fiorentini: “Sempre dalla parte delle imprese del gaming”
Gianfranco Fiorentini, avvocato emiliano candidatosi alle ultime Regionali in Emilia-Romagna, si è lasciato andare in una recente intervista ad un’analisi post-voto, dopo non essere stato eletto nelle file di Forza Italia. Ricordiamo, altresì, che Fiorentini è un avvocato ma esperto di gaming. La sua disamina, lunga e articolata, lascia spazio a qualche riflessione.
A cominciare dalla legalità, tema topico per Fiorentini, che ha garantito di continuare a sostenere il lavoro di imprenditori e dipendenti impegnati nel settore del gioco pubblico, con l’auspicio di “individuare spunti di riflessione che siano costruttivi”, in piena sinergia con le amministrazioni locali e il governo della Regione. L’interno, per Fiorentini, è quello di controllare il fenomeno della patologia, senza però provocare per forza il collasso di un sistema imprenditoriale che “prevederebbe la perdita di migliaia di posti di lavoro”.
Ma parlando di gioco, con il 2019 da poco alle spalle, qual è il bilancio per il mondo del gaming italiano?
Un bilancio pressoché positivo, per quel che riguarda la registrazione di imprese in Italia, dove si contano 6.101.222 unità, secondo i dati sulla filiera del gioco resi noti da Gaming Insider. Il saldo attivo, risultante dal rapporto tra imprese nate e quelle cessate, ha registrato un totale di 13.848 unità in più. In questo contesto si inserisce una situazione che, legalmente e normativamente, non è del tutto rosea: le ultime disposizioni legislative e l’aumento del PREU pesano e non poco. Che effetto può creare questo? Anzitutto la chiusura di centinaia di aziende, oltre alla gara per il rilascio delle nuove concessioni con relativo aumento dei costi dei diritti e la riduzione del numero dei punti di gioco.
Le imprese del settore registrate sono state quasi 8.000, seppur in attività ne restino solo 7.030: il 12% di esse è inattivo. Di queste 3920 sono società di capitali, mentre 1.149 sono società di persone. Nei primi 9 mesi del 2019, nel settore dei giochi e delle scommesse sono state aperte 618 nuove di Partita Iva, ma va registrato un numero importante di chiusure in tutti i settori economici.
Il mercato del gaming in Italia negli ultimi è cresciuto ed ha determinato un +52,4% di nuove Partite IVA, dato positivo soprattutto se comparato agli interventi legislativi che, nell’ultimo quinquennio, non sono mai mancati. Ne è un esempio il Decreto Dignità. I controlli, poi, non mancano mai: Federconsumatori ha infatti segnalato che circa 15 enti diversi tra loro effettuano oltre 100 controlli. Il 25% degli stessi spesso si trasforma in un verbale che spesso si converte in una cartella esattoriale. Va da sé che gli imprenditori debbano combattere con una serie di difficoltà e ostacoli.
Infatti, il 90% delle Partite Iva viene spesso oppresso dai fidi bancari con tassi alti e garanzie esorbitanti; a queste si aggiungono le spese per i consulenti, i commercialisti, gli avvocati, oltre a costi relativi alle licenze software. F24, Irpef, Irap, corsi di formazione fanno poi il resto. Se uniti, tutti questi valori, nel 95% mandano in crisi le microimprese.
Il settore è in crisi e quindi le imprese di gestione, soprattutto delle AWP, hanno inviato una petizione a Conte, estesa alla Camera e al Senato, per chiedere un intervento circa gli aumenti di PREU sugli apparecchi da intrattenimento è un fenomeno pressoché fisso nell’ultimo quinquennio. La questione è che nuovi aumenti sono previsti e gli scenari per il mondo del gioco sono quantomai tetri: questo 2020 può essere l’anno del non ritorno: in assenza di un riordino, il settore rischia un vero e proprio collasso. Irrisolvibile.